Il reality del corso SA2 si è concluso al
Weissmies. Impegni di lavoro, ferie programmate, sfighe assortite hanno ridotto
all'osso il gruppo degli allievi. A ogni uscita perdevamo un pezzo, tanto da
farci sospettare che solo uno sarebbe arrivato in vetta (e alzi la mano chi non
si è toccato…). Dei 10 allievi iniziali, solo 3 hanno avuto la fortuna di
partecipare a questa bella gitona finale capitanata da Giangi.
Oltre a noi sottoposti, sono presenti 5 istruttori
(con un rapporto istruttori-allievi eccezionale!) e 3 aggregati nell'ambito
delle celebrazioni del cinquantennale della scuola.
Insomma, il gruppo è eterogeneo, ma omogeneamente
disposto a soffrire. Il percorso infatti
si presenta severo.
Il primo giorno, carichi di materiale da bivacco e
di materiale alpinistico, si salgono 1400 metri, da Zwischbergen al pianoro che
si trova sotto la parete nord del Pizzo d'Andolla.
Una prima ora di portage
fino ad un laghetto artificiale è seguita da un pianoro cocente, seguono una
rampetta e un secondo pianoro (invaso da un'immensa valanga) e, finalmente,
dopo km e km di sviluppo suborizzontale, la rampona finale di circa 600 metri
di dislivello.
Il cielo a tratti coperto di nuvole e la presenza di parecchi
ruscelli facilmente accessibili rendono la salita un po' meno faticosa. Dopo 6
ore e mezzo arriviamo alla meta di giornata e installiamo il campo. Noi
allievi, sfatti, ci fiondiamo in tenda nel tentativo di organizzare la cena.
Giocare d'anticipo non ci basta, anche nella logistica siamo di una lentezza
esasperante e infatti l'indomani usciremo dalle tende quando ormai la maggior
parte delle lucine saranno sul pendio di salita. Ma, bene o male mangiamo,
beviamo e dormiamo.
Secondo giorno, la partenza è fissata alle 4.30
"sci ai piedi". Per noi saranno quasi le 5, come detto. Una cosa che
ho imparato è che l'acqua per il giorno successivo bisogna scioglierla la sera
prima. La seconda è che la colazione si fa salendo, mangiucchiando nelle varie
soste. La salita, sotto uno spicchio di luna, è suggestiva e piacevole. Il
fresco e lo zaino più che dimezzato ci fanno salire a buon ritmo (tutto è
relativo…).
Raggiungiamo il ghiacciaio poco sotto lo Zwischbergenpass con
un’alba radiosa che illumina il Pizzo d’Andolla. Dopo un breve spuntino proseguiamo su un
pendio abbastanza ripido con neve perfettamente rigelata. Montiamo i rampant. L’altitudine
comincia a farsi sentire e arriviamo alla fine della parte sciistica, a quota
3700 metri, verso le 9. Il tempo è ottimo anche se in lontananza, verso la pianura
lombarda, si vedono nuvole.
Giangi e Davide si dirigono verso la cresta sud, il
resto del gruppo attacca un canalino nevoso sul versante sud est. La terza cosa
che ho imparato è che in salita nei canalini ci si fa un mazzo tanto.
Poco dopo
le 10 siamo a quota 3900 e Andrea comunica che rinunceremo alla vetta una volta
giunti all'anticima, causa meteo in peggioramento e ora ormai tarda. Già che
ero cotto, mi faccio prendere dallo scoramento (e da un po' di strizza) e mi
fermo con l'intenzione di non raggiungere neanche l'anticima.
Seduto su un sasso, rimugino. Un minimo di orgoglio
e un pezzo di cioccolata mi spingono su per gli ultimi 50 metri, almeno fino
all'anticima (quota 3930) da dove, se non altro, si vede la vera vetta,
obiettivamente ancora lontana, non tanto in dislivello (meno di 100 metri)
quanto per lo sviluppo della cresta.
La discesa, che a priori mi preoccupava più della
salita, scorre via liscia. Alla base rimettiamo gli sci e ci godiamo quasi 1000
magnifici metri di dislivello di neve primaverile, raggiungendo il campo
velocemente.
Un'oretta di pausa per rifare gli zaini e poi giù
sulle dune. Sì, perchè la sciroccata dei giorni scorsi è arrivata fin qui e si
scia che sembra di essere sull'Atlante (per lo meno, come me lo immagino io).
Si scende su neve decente per altri 300 metri, fino al primo ruscello. Qua
recuperiamo liquidi, con Paolo facente funzione di barman. Un tratto poco
piacevole di neve sfondosa precede l'atraversamento della valanga e i temuti
pianori, che si rivelano meno piani del previsto, costringendoci solo a
brevissime risalite e pochi tratti a spinta. Giunti al laghetto non ci rimane
che scendere sulla riva sinistra della valle, lungo uno sterrato invaso da
parecchie grosse slavine. Su una di queste sciamo gli ultimi 100 metri di
dislivello in discesa, su neve inaspettatamente piacevole.
10 minuti di portage ci riconsegnano alle auto e
all'agognata merenda, con grande soddisfazione per tutti, brindisi e un po' di
rammarico per i soci di corso assenti.
Chiudo con un grandissimo ringraziamento agli
istruttori che si sono alternati nelle varie uscite del SA2 e al direttore
Giulio che ci ha fatto da chioccia per 2 anni consecutivi.
Partecipanti:
Giangi Fasciolo
Andrea Fasciolo
Francesco Repetto
Paolo Baldo
Giovanni Degregori
Davide Lanza
Roberto Schenone
Gianluca Esposito
Raffaele Pallavicino
Michele Cuneo
Paolo Romano
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by Roberto Schenone
Bravo Skeno, un reportage davvero brillante. Colgo l'occasione per complimentarmi con i 3 allievi per le capacità dimostrate e con gli istruttori per la scelta dell'itinerario. A presto.
RispondiEliminaRaffaele (uno degli aggregati)