*** PAGINA IN FASE DI ALLESTIMENTO ***

Nelle pagine sotto sono raggruppate le mete con i relativi itinerari.
La prima pagina riporta l'elenco delle cime con date previste e tra [ ] le date effettive in cui vengono smarcate!!!

giovedì 5 settembre 2013

 Grandes Jorasses

Cresta des Hirondelles

22/08/2013


Sono trascorse due settimane da quando ho salito la punta Dufour e, per una serie di coincidenze fortuite, riesco a liberarmi nuovamente per altri due giorni. Sul Monterosa mi sentivo in gran forma e volevo concludere la stagione estiva con qualcosa di grande. Facendo il solito giro di telefonate per cercare il compagno di gita mi risponde Davide B.,sempre pronto. Dopo aver sfogliato in lungo e in largo il libro dei 4000, attira la mia attenzione la cresta Albertini sulla Dent d'Herens, ma non riesco a trovare relazioni e, soprattutto, la discesa è veremente lunga, considerando il fatto che si arriva
alla diga di Place Moulin avendo lasciato la macchina a Cervinia. Non mi sembra proprio una gita di due giorni, così abbandono l'idea.
Continuando a sfogliare il libro ormai consumato, arrivo alle Grandes Jorasses e propongo la salita a Davide, che accetta di buon grado; così si parte!
Con la solita preparazione degli zaini su un bel prato della val Ferret,ci avviamo veso il bivacco Gervasutti; dopo tre ore di cammino, arriviamo a questo mitico bivacco che da circa due anni vedo in prima pagina su tutte le riviste di montagna. Il bivacco è fantastico: la sua forma, la tecnologia di cui dispone con computer con wi fi, piastre elettriche, luci a led,...e, soprattutto, la vetrata che si affaccia a sbalzo sulla valle.






Prima che venga sera guardiamo il percorso che dovremo seguire sul ghiacciaio per arrivare al colle des Hirondelles, dove parte la nostra via; non sembra complicato, ci sono solo dei grossi buchi da aggirare, ma essendoci la luna piena, non ce ne preoccupiamo e ci infiliamo sotto le coperte. In realtà, una volta partiti, scopriamo che i buchi sono immensi e difficili da passare; grazie a un bel ponte di neve affilato riusciamo a passarne uno, mentre per un altro dobbiamo addirittura fare un tiro di corda con uscita in piolet tracion.


Arrivati  al colle inizia ad albeggiare e intorno a noi si illuminano montagne stupende dalla Verte fino all'Emilius; se non fosse che "è gia tardi" (sono le sei spaccate) me lo godrei sicuramente di più.


                                                                                                   
La via appare subito di alta montagna, nel senso che, tra diedri e crestine tutte similil, le possibilità di salita sono molte e gli ancoraggi dei passaggi precedenti sono ben pochi, quindi per procedere serve molto il "fiuto " dell'alpinista; fortunatamente riusciamo a individuare la via alternando tratti facili con rocce rotte, a belle placconate con lame dove proteggersi con friends e nuts.

Arrivati ad un terzo della via, giungiamo all'intaglio dove ci aspetta la mitica "fessura Rey", tiro più

difficile della via; cerco di salire in velocità per non spomparmi le braccia, moschettono qualche chiodo arrugginito, un nut incastrato e aggiungo due dadi dei miei, così, con uno stile inguardabile, riesco a mettere piede sul terrazzino della sosta. La via prosegue su diedri e placchette molto belle ancora per qualche tiro, fino ad incontrare un pendio di ghiaccio dove ci "ramponiamo".



Mancano ancora 200 mt alla vetta, l'ora è già tarda e noi iniziamo a essere un pò stanchi, ma pian piano che saliamo si intuisce che la cresta che stavamo seguendo inizia ad abbattersi e in poco tempo arriviamo sulla cornice di vetta della punta Walker. La soddisfazione è immensa, una storica via su una gran montagna è stata salita.








Come alcuni di voi sanno, finchè non sono dalla macchina, non quieto mai (forse qualche gene di famiglia lasciato in eredità), così dopo un quarto d'ora mi avvio verso la discesa; la prima ora la passiamo a scendere una specie di traccia su una pietraia inclinata a 30°, poi traversiamo sotto il seracco sommitale e infine arriviamo alla base dei rochers Whymper. Scendiamo ancora con tre doppie da 50 metri e traversiamo a sinistra per arrivare al famoso reposoir. Ci divertiamo ancora un altra ora su un ravanaio senza uguali, poi altre due doppie e arriviamo finalmente sul ghiacciaio da dove in mezz'ora arriviamo al rifugio Boccalatte.          
                                            
Non conoscendo la discesa, avevo chiesto informazioni a mio papà, che si ricordava una discesa su ghiacciaio senza grosse difficoltà, escluso il passaggio dai rochers Whymper; probabilmente dal 1985 ad oggi lo scioglimento dei ghiacciai è stato notevole, perchè noi abbiamo toccato quasi più roccia che neve.
Al rifugio sono ormai le 17.30, ma il peggio è passato e, grazie ad un "comodo" sentiero che mi ha fatto diventare entrambe le unghie degli alluci neri, arriviamo  dalla macchina all'imbrunire, stanchi ma contenti di avere concluso una stagione coi fiocchi.

                                            Andrea Fasciolo

martedì 3 settembre 2013

Punta Dufour -Cresta Rey    
11/8/2013


E' tutta la stagione che io e mio papà vorremmo fare una bella gita insieme , ma per motivi di lavoro,di figli o di tempo,non siamo ancora riusciti a organizzare niente di serio se non qualche gita scialpinistica.Finalmente ad agosto io sono libero e incredibilmente il tempo è bellissimo così decidiamo di approfittarne. La meta decisa è molto alta, noi non andiamo in quota da un bel pò e la via scelta non è certo una camminata comunque siamo ottimisti e motivati.
Partiamo sabato mattina alla volta di Gressoney e ci dirigiamo agli ovetti; vogliamo salire subito al passo dei Salati e acclimatarci una buona mezz'ora stando seduti su una panchina.Dopo appena cinque minuti mio papà è già in piedi e si incammina verso il ghiacciaio,non mi resta che seguirlo. 
In un'ora arriviamo alla capanna Gnifetti e proseguiamo verso il Balmenhorn dove vogliamo passare la notte.Durante la salita al bivacco sembra di essere in Corso Italia, si vedono persone su tutte le cime intorno, qualcuno sale, qualcuno scende, per non parlare dei modi e in quanti sono legati.


Arrivati al bivacco ci aspetta una bella sorpresa;almeno quindici persone sono già dentro al bivacco a contendersi i sei posti liberi e ancora una decina di persone arriveranno dopo di noi. Ecco che ci risiamo. Già anni fa, sempre noi due, con Andrea Lebboroni abbiamo dovuto affrontare una notte del genere e, sapendo come andrà a finire, mi occupo il corridoio di entrata di fianco alla porta del cesso; non sarà il massimo ma almeno abbiamo un angolino nostro dove accendere il fornellino e riposare quelle poche ore.Di sicuro non avremo freddo.






Alle 3.30 di notte mio papà si alza, una veloce colazione e alle 4 siamo in marcia. Raggiungiamo in pochi minuti il colle del Lys e continuiamo verso l'attacco della cresta. Tanto per cambiare siamo i primi ad arrivare in zona così ci tocca battere traccia al buio in mezzo ai crepi. 

Con la prime luci arriviamo all'attacco della cresta,le condizioni non sono male così decidiamo di proseguire di conserva ad una distanza di circa 20 metri assicurandoci con protezioni veloci e dei buoni cordoni.La via non ci da nessun problema e alle nove siamo in vetta a goderci il panorama,mangiare un boccone e fare la foto di rito.

Il tempo è sempre bellissimo ma sappiamo che la discesa è lunga e si è alzato un forte vento da ovest, ideale per quel tipo di creste.Un pò arrampicando e con qualche piccola doppia "risolutrice" arriviamo al colle superando addirittura qualche cordata;il vento è ormai aumentato molto e non è proprio l'ideale affrontare la cresta della Zumstein così mi tocca affrontare le  roccette finali battendo una nuova traccia.


Da qui in poi sarebbe una splendida discesa in sci su neve trasformata ma, non avendoli, dobbiamo rassegnarci a due ore di camminata fino alla funivia.
Un'altra candelina spenta per i 50 anni della scuola e per tutti i 4000 del "Rosa" raggiunti da mio papà.


                                          Andrea Fasciolo